PER NON DIMENTICARE
GLI ALPINI CADUTI IN RUSSIA
La ritirata comincio’ il 17 gennaio 1943, quando i nostri alpini e fanti furono costretti a cedere di fronte all’avanzata delle armate di Stalin che oltrepassarono in forze il Don. Il ripiegamento attraverso oltre 300 chilometri di pianura ghiacciata si concluse alla fine di gennaio, quando gli italiani, usciti dalla sacca grazie alla vittoria di Nikolajewka, raggiunsero un territorio non presidiato dai sovietici.
Dei circa 230 mila militari se ne salvarono 130 mila ( 30 mila i caduti in battaglia, 70 mila i morti in prigionia ).
Impressionante la falcidia degli alpini, che all’inizio erano 57 mila.
La divisione Cuneense ebbe 13.500 morti,
la Julia 9.800,
la Tridentina 7.750,
il Quartier Generale 3.200.
Lo spirito di sacrificio, adattamento, abnegazione, assai accentuato, specialmente nel corpo degli alpini. Il senso dell’onore, piu’ alto delle circostanze e delle ideologie E la speranza di salvarsi, si’, soprattutto questo, l’umanissimo desiderio di portare a casa la pelle, se possibile subito, senza passare per i gravi rischi della prigionia.
Per portare gli alpini al fronte nel 1942 furono utilizzate 250 lunghe tradotte: ne furono sufficienti solo 17 , nella primavera del 1943, per riportare i superstiti in Italia.